Cos'è
L’artrite reumatoide è una malattia sistemica autoimmune, che colpisce le articolazioni in particolare, ma che può infiammare seriamente anche il tessuto connettivo di altre sedi del corpo, come ad esempio della pelle, dei polmoni, del cuore e dei vasi sanguigni, degli occhi.
Essa si manifesta quando il sistema immunitario invece di rivolgersi contro agenti esterni attacca strutture interne, causandone la parziale e progressiva degenerazione.
Le articolazioni maggiormente interessate da questa patologia sono le mani, i polsi e le ginocchia, ma tutte possono essere coinvolte in varia misura.
Rispetto agli altri tipi di artrite, l’artrite reumatoide colpisce simmetricamente le articolazioni, sia da un lato che dall’altro del corpo.
Ciò vuol dire che se viene colpita la mano destra, anche quella sinistra subisce la stessa sorte e così anche per le altre giunture.
Questo tipo di artrite provoca dolore, gonfiore, deformazione e/o erosione ossea.
Sintomi
I sintomi iniziali dell’artrite reumatoide sono:
tumefazione calda delle articolazioni
dolore e gonfiore
rigidità articolare mattutina oppure dopo un periodo di inattività
affaticamento
perdita di peso.
La loro manifestazione a volte è più lieve mentre altre più marcata, con tipico andamento alternante di periodi di quiescenza e di acuzie. Prima di giungere a conclusioni affrettate, tuttavia, è importante chiedere consiglio al proprio medico curante, visto che tra questi sintomi ve ne sono di generici, non necessariamente legati a questa specifica patologia.
Effetti su organi interni e vasi sanguigni
L’artrite reumatoide è una malattia sistemica, in grado di colpire cioè l’intero organismo.
Quando interessa altri tessuti, organi o apparati i sintomi possono essere:
occhi e bocca secchi e doloranti, facilmente esposti a infiammazioni e infezioni
comparsa di noduli sotto la cute, talvolta con arrossamenti in superficie
infiammazione acuta dei vasi sanguigni, che può provocare problemi anche ai rispettivi organi, alla pelle e al sistema nervoso
infiammazione acuta a cuore e i polmoni, la cui funzione verrà proporzionalmente intaccata.
Artride reumatoide e sistema nervoso
Sebbene i suoi effetti si riscontrino principalmente a livello delle articolazioni, l’artrite reumatoide può colpire anche il sistema nervoso centrale e periferico.
Non c’è però interferenza con la sfera cognitiva, tant’è che alcuni grandi personaggi del passato, come Giuseppe Garibaldi[1] e il pittore Pierre Auguste Renoir,[2] sono riusciti comunque a compiere importanti gesta, nonostante fossero affetti da artrite reumatoide e la malattia avesse loro causato importanti disturbi a livello fisico!
I problemi che si riscontrano a livello del sistema nervoso sono essenzialmente meccanici, riconducibili ad una compressione dei tronchi nervosi a causa della deformazione articolare oppure inerenti all’infiammazione dei vasi che nutrono i nervi, con conseguenti deficit trofici.
Artrite reumatoide giovanile
L’artrite reumatoide può manifestarsi ad ogni età, ma l’incidenza maggiore si registra normalmente a partire dai 60 anni, soprattutto nelle persone di sesso femminile.
Talvolta può però comparire prima dei 16 anni d’età, di solito con gli stessi sintomi della forma che colpisce gli adulti.
In questo caso si parla di artrite idiopatica giovanile, che si presenta con dolore, gonfiore articolare e limitazione nei movimenti.
A differenza dell’artrite reumatoide che colpisce gli adulti ed è cronica l'artrite idiopatica giovanile è guaribile.
La terapia convenzionale, da iniziare nel più breve tempo possibile e sempre seguendo le indicazioni di un medico specialista comprende: antireumatici, corticosteroidi e farmaci biologici (capaci di bloccare specifiche cascate enzimatiche o le molecole messaggere dell’immunità che generano l’infiammazione).
Rallentare l’infiammazione cronica di basso grado è la chiave per curare questa malattia.
La Medicina delle bassi dosi conta diverse possibilità di trattamento, sia unico (nei casi meno avanzati) che combinato (in associazione alle terapie convenzionali): dalla modulazione dell’infiammazione cronica di basso grado al drenaggio del tessuto connettivo ed al suo sostegno trofico, dal bilanciamento degli elementi dell’immunità alla Microimmunoterapia, con le sue capacità di intervento sequenziale sui moventi e le relative ricadute metaboliche favorevoli.[8] Anche per chi decidesse di scegliere queste modalità vale a maggior ragione la necessità di rivolgersi a professionista esperto.
Fasi della malattia
Grazie al progresso in ambito medico-scientifico, le terapie odierne rendono possibile tenere sotto controllo la malattia e rallentarne la progressione.
Senza un trattamento specifico, l’artrite reumatoide può evolvere degenerando attraverso 4 fasi, che possono variare da persona a persona ed essere più o meno gravi a seconda dei casi.
Durante la prima fase non è infiammata l’articolazione vera e propria, ma soltanto la membrana sinoviale, ovvero il tessuto che la riveste.
Questa fase iniziale è contraddistinta da dolore, arrossamento e gonfiore visibile.
Durante la seconda fase, l’infiammazione della membrana sinoviale comincia a diffondersi anche nei tessuti circostanti, come la cartilagine articolare.
È caratterizzata più o meno dagli stessi sintomi della prima, ma con un’intensità maggiore, una ridotta mobilità dovuta al versamento articolare, (versamento = edema = accumulo di liquido), con rossore, tumefazione, dolore, calore.
La terza fase è considerata grave, poiché le cartilagini risultano consumate e le ossa sfregano tra loro inducendo erosione, si verificano sublussazioni (l’articolazione si disallinea), edemi importanti e deformità.
Il dolore è più accentuato e c’è maggiore perdita di mobilità.
La quarta fase è contraddistinta da deformità molto evidenti, mancanza di funzionalità articolare, rigidità fino all’impossibilità a deambulare/muovere la parte.
Per poter camminare o effettuare le normali attività quotidiane i pazienti hanno bisogno di ausili specifici oppure, in certi casi, possono ricorrere ad interventi chirurgici che mirano a recuperare più possibile le funzioni corporee.
Come già specificato, le diverse fasi alternano momenti di acuzie e momenti di remissione dei sintomi sopra elencati.
Effettuare precocemente una diagnosi e mettere in atto le terapie adeguate sono il modo migliore per controllare per la malattia, mantenendo una qualità di vita accettabile.
Ad ulteriore sostegno consigliamo sempre di evitare abitudini sbagliate, che possono compromettere il delicato equilibrio ed influenzare negativamente la progressione della malattia
Cosa occorre fare in concreto
È necessario rivolgersi ad un reumatologo, col quale instaurare un rapporto di fiducia e con cui confrontarsi sempre, per qualsiasi informazione o dubbio.
Una volta stabilita la cura soggettivamente più adatta è importante seguirla in modo scrupoloso e sottoporsi a tutte le visite di controllo previste.
È opportuno attenersi ad alcuni comportamenti preventivi, utili a preservare la salute fisica e mentale (è risaputo che in condizioni di salute precarie si possano vivere momenti di sconforto e disagio emozionale):
seguire uno stile di vita sano
nutrirsi in maniera consapevole ed equilibrata
mantenere il peso forma
praticare esercizio fisico e fisioterapia quando necessario
coltivare relazioni e hobby
assumere integratori specifici, da prescrizione medica
evitare alcol e fumo
evitare situazioni di stress emotivo
Diagnosi differenziale
Per trattare efficacemente l’artrite reumatoide è importante ricevere quanto prima una diagnosi ed un inquadramento accurato della stadiazione della malattia.
Inizialmente, il medico deve basarsi soprattutto sui sintomi riferiti dal paziente.
Se il paziente sostiene di avere rigidità al mattino appena sveglio oppure dopo un periodo di inattività per almeno mezz’ora, oltre ad avvertire dolore e gonfiore alle articolazioni, soprattutto a mani, piedi e ginocchia, allora c’è una discreta probabilità abbastanza che possa trattarsi di artrite reumatoide.
Per poter confermare il sospetto il reumatologo solitamente consiglia di eseguire dei test diagnostici specifici che completano il quadro clinico.
Talvolta alcuni sintomi possono essere simili a quelli di altri tipi di artrite; pertanto, la diagnosi differenziale mira proprio a definire il tipo di artrite di cui è affetto il paziente.
Poiché alcuni valori possono essere alterati allo stesso modo sia nell’artrite reumatoide che in altre condizioni cliniche, l’esame del liquido sinoviale può essere determinante nel chiarire la diagnosi.
Esami del sangue
In fase precoce eseguire una radiografia o una risonanza magnetica non risulta utile, poiché i versamenti articolari, le tumefazioni e le eventuali deformazioni non si sono ancora verificate.
Gli esami del sangue confermano la presenza di artrite reumatoide quando alcuni valori rivelatori risultano alterati:
i fattori reumatoidi e gli anticorpi anti-citrullina
la VES e la PCR con indici elevati.
Rilevare però soltanto questi parametri non è sufficiente per effettuare una diagnosi, perché si può verificare un’alterazione anche quando c’è un’infiammazione o un’altra infezione nel corpo.
Altri esami
Gli esami radiologici (risonanza magnetica e radiografia) e le ecografie ripetute nel tempo possono mettere in evidenza i versamenti articolari, le lesioni, le deformazioni e la loro evoluzione.
Artrite reumatode e invalidità
L’artrite reumatoide è considerata una malattia invalidante, pertanto alla persona colpita può essere riconosciuta una percentuale di invalidità, che viene definita da una commissione specializzata tenendo conto dello stadio della malattia, dei suoi sintomi e delle conseguenti limitazioni soggettive.
Con la guida del medico curante è possibile seguire un iter burocratico per richiedere ed ottenere l’invalidità civile che, in base alla percentuale (quasi sempre revisionabile), può prevedere anche il diritto ad ottenere: ausili medici, l’iscrizione al collocamento mirato, diversi tipi di agevolazioni fiscali e così via.
Fattori di rischio
Le cause che producono l’artrite reumatoide non sono ancora del tutto chiarite; risultano acclarati invece i fattori di rischio, che aumentano la possibilità di contrarre o peggiorare la malattia: fattori genetici e fattori ambientali.
I fattori genetici sono quelli sui quali non si può agire: età, sesso ecc.
Sono maggiormente predisposte le donne, le persone al di sopra dei 60 anni e coloro che hanno in famiglia altri casi di artrite reumatoide.
I fattori ambientali invece sono quelli per i quali si può fare prevenzione; vediamo i principali.
Il fumo favorisce lo stress ossidativo ed aumenta la risposta infiammatoria, aumentando il rischio di contrarre la malattia e doi peggiorarne notevolmente le condizioni.
L’obesità è un serio fattore di rischio, poiché strettamente correlato con problemi metabolici e con l’aumento di condizioni infiammatorie.
Risulta quindi necessario mantenere il peso forma avendo uno stile di vita sano, praticando attività sportiva e nutrendosi in maniera equilibrata.
A favorire l’eventuale insorgenza della malattia e ad influire negativamente sul suo decorso possono essere lo stress, il non curarsi della propria salute eseguendo regolari controlli e la presenza di precedenti infezioni che hanno avuto impatto sul sistema immunitario (virus erpetici in particolare).
Trattamento
Se si agisce con opportuna tempestività, poco dopo la comparsa dei primi sintomi della malattia, è possibile iniziare una terapia volta a contenerne l’evoluzione.
I farmaci analgesici, gli antinfiammatori non steroidei (FANS) ed i cortisonici sono utili per ridurre il dolore, ma purtroppo ininfluenti sulla progressiva ingravescenza e dovrebbero essere utilizzati per tempi limitati.
I DMARDs (Disease-Modifying AntiRheumatic Drugs = medicinali antireumatici modificatori dell’andamento della malattia) sono una categoria di farmaci che raggruppa principi attivi molto diversi tra loro; possono rallentare la progressione dell'artrite reumatoide agendo da inibitori su alcune cellule immunitarie che producono sostanze tossiche per l’articolazione. Sono talvolta usati in associazione al gruppo precedente, mentre altre in monoterapia o variamente associati tra loro. Mostrano effetti indesiderati anche gravi e dunque vi si può ricorrere in modo discontinuo.
Si ricorre invece ai farmaci biologici quando le precedenti non risultano più efficaci. Vengono definiti “biologici” perché agiscono sull’eccesso di risposta infiammatoria tipica dell’artrite reumatoide. Il suo blocco, tuttavia, genera condizioni che nel lungo periodo possono diventare temibili (suscettibilità infettiva anzitutto) e anch’essi, quindi, vengono somministrati per periodi definiti, interrotti ed eventualmente ripresi.
Importantissima per recuperare e mantenere attiva la funzionalità articolare è la fisioterapia.
La Medicina dei bassi dosaggi può essere a sua volta uno strumento interessante. Si avvale di modulatori dell’esasperazione infiammatoria che controbilanciano immunologicamente i loro omologhi opposti, al fine di trovare il miglior equilibrio possibile per quel soggetto in quel momento. Inoltre, possono personalizzare alquanto il percorso terapeutico convenzionale, potendo affiancarsi a questo con lo scopo di limitarne gli aspetti meno graditi. Infine consentono una miglior gestione del metabolismo del tessuto connettivo (oggetto della malattia), migliorando le sue capacità di drenaggio tossinico e di scambio informazionale (è il tessuto attraverso il quale il sistema circolatorio e quello nervoso colloquiano tra loro e con le cellule).
Nei casi in cui la terapia farmacologica non riesce a ridurre il danno articolare, bisogna prendere in considerazione l'intervento chirurgico per poter recuperare più possibile la funzionalità.
L’alimentazione è come sempre molto importante, soprattutto per contenere le fasi più dolorose: sia la corretta scelta del cibo (sono da evitare il più possibile zuccheri e prodotti da forno, latte e tutti i derivati, carni rosse, alcol, etc.), sia il modo di cuocerlo (si rivelano dannose temperature oltre i 120 gradi e a secco, per esempio con la griglia) possono fare grandi differenze, consentendo minor ricorso alle terapie farmacologiche.
Lo stile di vita assume altrettanto valore nell’arginare la serietà della patologia.
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